Medio Oriente e nucleare
Già in passato Israele ha sostenuto che prima l’Iraq e poi la Libia fossero pronti a trasformare un programma nucleare civile in un programma nucleare militare per dotarsi della bomba atomica
Lo Stato genocida di Israele sta bombardando l'Iran, un paese sovrano, con la scusa delle bombe nucleari. I terroristi sionisti al governo in Israele sostengono, da anni, che l'Iran è in procinto di dotarsi di bombe atomiche che Israele, tra l'altro, possiede senza averlo mai dichiarato ufficialmente.
Già in passato Israele ha sostenuto (mentendo) che prima l’Iraq e poi la Libia fossero pronti a trasformare un programma nucleare civile in un programma nucleare militare per dotarsi della bomba atomica.
La propaganda israeliana è servita a rafforzare la propaganda USA (e nel caso della Libia anche francese) grazie alla quale l'Occidente ha tentato di giustificare agli occhi del mondo gli interventi militari illegali in Iraq e in Libia.
Il 7 giugno del 1981, in piena guerra Iraq-Iran, con tutti i paesi occidentali impegnati a sostenere Saddam Hussein in chiave anti-iraniana (anche l'URSS sosteneva l'Iraq), l'esercito israeliano pianificò l'operazione Babilonia, ovvero un attacco aereo che distrusse il reattore nucleare di Osiraq, in Iraq. Si trattava di un reattore nucleare ad uso civile ma per Tel Aviv costituiva una minaccia.
Ricordo a tutti che in un solo caso in Medio Oriente un programma nucleare civile si è trasformato in un programma nucleare militare. Solo un paese ha trasformato l'energia nucleare in una bomba: Israele!
Negli anni '50, sentendosi vulnerabile, Israele ha iniziato a pensare a dotarsi di ordigni nucleari. La famosa deterrenza, insomma.
Grazie al supporto francese venne costruita una centrale nucleare a Dimona, nel deserto del Negev. Israele disse al mondo che si trattava di un progetto civile, ma era una menzogna.
Nel 1986 il Sunday Times, un prestigioso giornale inglese, pubblicò un’inchiesta sull'atomica israeliana basata sulle confessioni di Mordechai Vanunu, un tecnico israeliano nato in Marocco ed emigrato in Israele nel 1963, che venne assunto presso la centrale nucleare di Dimona.
Mordechai Vanunu aveva confessato ai giornalisti del Sunday Times i reali obiettivi del programma nucleare israeliano: ovvero la costruzione di bombe.
Per le sue confessioni, Mordechai Vanunu finì nel mirino del Mossad, che pensò di assassinarlo ma alla fine scelse di rapirlo. Alcune settimane dopo l'uscita dell'inchiesta, Mordechai Vanunu venne sequestrato illegalmente a Roma da agenti del Mossad e trasferito in Israele in una valigia. Venne processato e condannato a 18 anni di carcere, 11 dei quali scontati in totale isolamento.
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